Chi sono i malnatt ?
Fu Ugo, parafrasando l’inizio della famosa canzone in milanese “Ma mi” che dice :
”serum in quatter
…………… quatter amis, quatter malnatt……” a decidere che noi quattro meritavamo di essere definiti Malnatt.
E’ un vecchio aggettivo del dialetto/lingua milanese che letteralmente si traduce in “male nato” ma, come cercherò di spiegarvi, nel tempo ha assunto diversi significati.
Nella sua accezione più brutta e cattiva è il peggiore degli insulti.
Per il popolo di Milano stava per “bastardo”; malnatt, infatti, veniva chiamato il figlio naturale di Ludovico Maria Sforza detto il Moro 1452/1508.
Quattro secoli dopo
Passano i secoli e siamo nel 1848.
Milano era allora la capitale del Lombardo-Veneto, parte
dell’Impero Austriaco.
Nella città il malcontento era diffuso da tempo e la tensione fra milanesi e austriaci scoppiò in rivolta:
le CINQUE GIORNATE DI MILANO dal 18 al 22 marzo.
Al comando dei rivoltosi vi erano due fazioni:
una di Repubblicani Mazziniani e Democratici Federalisti con a capo Carlo Cattaneo.
l’altra, composta dai nobili filo Savoia che aspiravano alla
fusione con il Piemonte che poi (purtroppo) avvenne.
La fazione monarchica, all’arrivo qualche anno dopo dell’esercito Franco Piemontese a Milano, chiamò “Malnatt”
i seguaci di Carlo Cattaneo.
In pratica i Malnatt erano sì eroici rivoltosi ma quelli
“non buoni”. Come molti rivoluzionari, il Malnatt Cattaneo, dovette riparare in Svizzera dove morì a Lugano senza essere mai più tornato in Italia nonostante essere stato più volte eletto dai milanesi come deputato del Parlamento
dell’Italia unificata. Non volle infatti mai recarsi all’assemblea legislativa per non giurare fedeltà ai Savoia.
Come una canzone ha fatto cambiare
definitivamente significato di una parola
Negli
anni cinquanta e sessanta che seguirono la fine della seconda guerra mondiale Milano visse un eccezionale periodo di splendore economico e culturale.
Rinascita dell’industria
e del
commercio, Via Montenapoleone divenne il centro della moda italiana, le trasmissioni televisive nazionali - iniziate a Torino - ebbero un rilancio eccezionale dagli studi milanesi
di Corso Sempione.
Proprio grazie alla televisione l’Italia conosce il Cabaret, spettacolo di recitazione comica e canzoni tipico delle osterie e locali notturni nati ai bordi
dei Navigli milanesi.
I Navigli sono un sistema di canali navigabili, alla cui progettazione collaborò Leonardo da Vinci, il cui baricentro è il porto-darsena di Porta
Ticinese.
In quelle osterie si cantavano canzoni che divennero ben presto famose come i loro autori.
Fra
le tante; “ Porta Romana” di Giorgio Gaber, “El purtava i scarp de tenis” di Enzo Jannacci, “T’ò cumprà i calzet de seda” di Dario Fo (poi premio Nobel).
Tra i più celebri locali notturni va ricordato il Derby Club che divenne il centro del risveglio culturale e punto d’incontro dei personaggi della politica e dello spettacolo, dei professionisti e degli sportivi della
Milano più all’avanguardia.
Lì mossero i primi passi artisti come Cocchi e Renato, Teo Teofoli, Paolo Villaggio, Diego Abatantuono, Giorgio Feletti e molti
altri poi diventati popolari nel mondo dello spettacolo, della musica e del cinema.
Nel campo artistico teatrale, per merito di Giorgio Strehler (attore, regista e autore di
testi vari) e Paolo Grassi, fu realizzato il Piccolo Teatro della città di Milano.
Primo teatro stabile italiano, si trasformò presto in ambasciatore della cultura
italiana nel mondo.
Strehler fondò da subito la “Scuola di Teatro del Piccolo di Milano” che, per la fama dei docenti e la serietà dell’impegno richiesto
agli allievi (3 anni a tempo pieno, 8 ore di corso poi le recite), diventò ben presto famosa.
Alla scuola del “Piccolo” si iscrive anche Ornella Vanoni, diciannovenne
figlia di un industriale farmaceutico. Come molte giovani della buona società milanese frequenta le Orsoline poi vari collegi in Svizzera, Inghilterra e Francia.
Nelle pause
delle lezioni e delle prove di rappresentazioni teatrali, Ornella intrattiene i compagni di corso cantando le ballate della Rivoluzione Francese con una voce unica, spigolosa ma pulita.
Strehler la sente, se ne innamora (anche perché era una splendida fanciulla) e decide di farla anche cantare, oltre che recitare.
Per lei “inventa” le “canzoni
della mala” che raccontano le storie della malavita milanese, ballate che parlano di furfanti, poliziotti e carcerati.
Fra i titoli più famosi: Le Mantellate, La
Zolfara, La Giava Rossa, Hanno ammazzato il Mario.
I testi delle ballate erano tutti scritti da Strehler, a volte in collaborazione con poeti dialettali milanesi.
Strehler organizza per Ornella uno spettacolo con brani di Bertold Brecht intrecciati alle “canzoni della mala”.
Lo spettacolo approda al festival di Spoleto del 1959.
E’ in quella occasione che Ornella canta per la prima volta “Ma mi”, scritta per lei in milanese da
Strehler. Il “mi” è lui e la canzone racconta le disavventure che lo portarono a San Vittore, lo storico carcere milanese.
Dopo l’8 settembre (resa agli Alleati
dell’Esercito Italiano) venne preso in una retata, incarcerato e dopo 40 giorni rilasciato.
Riparò poi in Svizzera dove, caso strano, morirà il giorno di Natale
del 1997 anche lui a Lugano come Carlo Cattaneo.
Ecco quindi che, per tutti quelli che ascoltarono
e ancora oggi ascoltano “Ma mi”, Malnatt è diventato l’aggettivo che definisce le persone magari un po’ selvatiche, casiniste e rivoluzionarie ma determinate
e disposte a tutto pur di non tradire i compagni con i quali hanno condiviso anni difficili e combattuto battaglie comuni nella speranza di una società migliore.
J.C.
Longoni